Preciso subito il fatto che sono entrato nel progetto con la mia quota di azienda, perché l’azienda non è tutta mia. Resta chiaro che anagraficamente io ne rappresento il futuro prossimo e spero che il progetto possa avere ricadute positive a breve termine sull’intera azienda. Nel percorso di tre anni mi aspettavo di mettere in discussione alcuni dogmi agro-zootecnici che si sono instaurati nell’ambito del modello di allevamento che oramai si può considerare tradizionale in questa zona, visto che si è instaurato da circa quarant’anni. Mettere in discussione questi dogmi, sviscerarli a fondo, mi fa sentire più a mio agio in questa professione e mi dà degli stimoli per cercare di aumentare le esternalità positive che questo lavoro può dare alla comunità (paesaggio, cultura contadina, turismo). L’obiettivo, quindi, era quello di assumere nuove competenze e sperimentare (o alle volte riscoprire) pratiche che abbiano effetti positivi per l’azienda sia dal punto di vista interno che esterno.
Nel concreto sto lavorando per aumentare la copertura dei suoli dei campi per il maggior tempo possibile durante l’anno, minimizzare l’apporto dei concimi di sintesi, migliorare l’utilizzo e la qualità dei prati per lo sfalcio e per il pascolo; ho avviato anche una piccola produzione di carne grass fed da vitelloni allevati su prato “ricco” di fondovalle. Dal punto di vista delle conoscenze da implementare vorrei perfezionare le mie competenze sulla gestione del pascolo turnato razionale e sul benessere animale ed apprendere le potenzialità dell’agricoltura conservativa e delle lavorazioni minime del suolo.
STEFANO CARLONI