Lancio progetto “Inversion”
Innovazioni agroecologiche per la resilienza e la sostenibilità della zootecnia di montagna
di Carla De Benedictis
Ho seguito la formazione del progetto “Inversion” condividendo con i colleghi entusiasmi e ansie, ma da lontano.
L’invito a partecipare come inviata speciale ha trovato la mia piena disponibilità e ho potuto finalmente conoscere personalmente luoghi e persone di cui avevo sentito parlare.
Già solo arrivare in Trentino è bello. Poi la sede del convegno a Maso Pacomio, un cielo azzurro e aria piena di profumi: è la cornice ideale a presentare un progetto antico nella sua dinamica, ma innovativo nella pratica.
Maso Pacomio sede del convegno sito in Castel Campo, Fiavè (Tranto)
Allevatori, tecnici e organizzatori si sono molto impegnati nella realizzazione di questo convegno e anche della passeggiata con la cittadinanza che avrà luogo domani, domenica. Sono motivati ma anche un po’ tesi per il confronto pubblico, perché il progetto ha sollevato non poche resistenze ideologiche nell’ambito agricolo. Modificare comportamenti e pratiche consolidate non è facile per nessuno, specialmente se producono reddito. Considerare il territorio un bene comune da tutelare anche facendo un passo indietro per poi farne due in avanti, va dimostrato, nonostante che questa sia una regione che del territorio ne ha fatto un’industria turistica.
Come uscire da questo impasse ce lo propone il progetto “Inversion” e io sono qui a raccontarvelo.
Si inizia con il saluto del Sindaco che auspica la buona riuscita del progetto per il bene di tutta la comunità; si passa poi alla vera introduzione del progetto “Inversion” da parte della coordinatrice Giorgia Robbiati, sostenuta e coadiuvata da Patrizia Gionghi, collaboratrice dell’Ecomuseo della Judicaria.
Scopo del progetto è portare innovazioni agroecologiche in un territorio montano, vuol dire Inversione di rotta rispetto al modo attuale di concepire la zootecnia e l’agricoltura, un metodo basato sul concetto di resilienza e sostenibilità, che si serve di tecniche innovative per coltivare e allevare, di un metodo sinergico di lavoro basato sulla condivisione delle esperienze tra allevatori, esperti ed enti che sostengono il progetto.
Interno del maso ristrutturato, sede di eventi culturali
Ho avuto modo di ascoltare e conoscere Giorgia e Patrizia nei giorni seguenti e di apprezzare il lavoro intenso e insostituibile, l’organizzazione e l’attività di collegamento tra allevatori, esperti ed Ecomuseo, nonché la grandissima ospitalità nei nostri confronti, fatta di spostamenti tra treni, alberghi e visite alle aziende e ai musei locali.
Giorgia elenca le aziende partecipanti e ne descrive brevemente le attività che svolgono e lascia la parola alla presidente dell’Ecomuseo, Giancarla Tognoni. Un ecomuseo non è un edificio dove trovare opere d’arte, ma è un progetto culturale per la salvaguardia del territorio coinvolgendo le comunità locali che vi abitano e che sono portatrici di valori e di saperi che rischiano di essere dimenticati. L’ecomuseo è dunque un vasto territorio formato da sei comuni in cui hanno sede le aziende legate al progetto “Inversion”. Il suo discorso è pieno di grande praticità e concretezza.
Prendere una strada così diversa per primi non è facile, dice la Presidente, è un percorso fatto di confronto e crescita tra i vari componenti, con Giorgia che è capofila e con gli esperti che vengono da fuori.
Il riconoscimento di questo territorio come Riserva di Biosfera UNESCO Alpi Ledrensi e Judicaria, dalle Dolomiti al Garda, è una opportunità di sviluppo sostenibile per il territorio, ma ha messo in luce alcune criticità per la presenza di allevamenti e di colture intensive nella Piana di Lomaso nell’area delle Giudicarie Esteriori. “Inversion” diventa un progetto chiave per dimostrare che si sta lavorando per migliorare il territorio.
L’agroecologia è la strada. I concetti di sostenibilità sono belli, ma devono essere sostenuti da scientificità, per poter dimostrare che non solo sono accettabili dal punto di vista filosofico ed etico, ma che sono economicamente vantaggiosi. Questo si può fare producendo dati certi, sperimentati, e protocolli riproducibili, valutando i costi di un approccio agroecologico rispetto a uno convenzionale, i vantaggi e i limiti di questo approccio.
Dopo questa illuminante introduzione si passa la parola alle aziende che fanno parte del progetto e agli enti che hanno collaborato per la realizzazione della parte scientifica.
AZIENDE e CONSULENTI
AZIENDA AGRICOLA CATTAFESTA MAURIZIO e Dr. Sergio Zanazzi Medico Veterinario
A sinistra il Dr. Sergio Zanazzi, medico veterinario e a destra Maurizio Cattafesta
Lama, alpaca, cani da slitta, bovini Highland e animali da cortile. Questa è la grande biodiversità dell’azienda gestita da Maurizio Cattafesta. Gli animali vengono alimentati a fieno e lasciati al pascolo in malga la maggior parte del tempo, con il metodo della rotazione. Si ha riduzione del lavoro in stalla e un uso molto limitato di antiparassitari. La relazione con gli animali è la mission di Maurizio: che non è una perdita di tempo, ma un investimento che viene restituito in termini di gestione e salute dei branchi.
Interviene l’esperto che coadiuva il progetto, il Dr. Sergio Zanazzi, medico veterinario, che fa un discorso bellissimo, indice di grande conoscenza degli animali e del proprio lavoro. Negli ultimi decenni c’è stata la tendenza a sostituire gli animali anziani meno produttivi, che invece hanno un ruolo importantissimo all’interno di un gruppo. Gli animali imparano apprendendo da chi ha più esperienza, come ad esempio nelle fasi del parto, e gli anziani hanno anche un ruolo protettivo verso i più deboli, riducendo molto sia i conflitti che il lavoro dello stesso allevatore, perfino in un ambito intensivo. Anche il toro deve essere scelto in base all’ambiente in cui deve vivere e alla resistenza alle malattie. Per lavorare bene in una azienda devono essere fatti dei protocolli con indicazioni specifiche in modo da avere attenzione al lavoro che si svolge.
AGRILIFE e Francesco Vaccari CNR
Parla Moira Donati, una donna molto entusiasta del suo lavoro. Nella sua azienda si allevano 45 asini per la produzione di latte alimentare, è l’azienda del genere più grande in Trentino. La prima attenzione, dice Moira, è rivolta al benessere animale: gli asini stanno al pascolo la maggior parte del tempo, fino a che il tempo lo permette, e grazie al lavoro di consulenza della Dott.ssa Pisseri, ha potuto portare ulteriori miglioramenti alla sua azienda.
È stata rivista l’alimentazione e migliorato il pascolamento degli animali, che con la turnazione hanno la possibilità di avere sempre erba fresca a disposizione. Questo ha elevato anche quanti-qualitativamente la produzione del latte, che ora è più ricco di vitamine e omega 3 e 6 rispetto al passato.
In questa azienda si inserisce l’esperimento sull’emissione dei gas serra dell’Istituto di Biometereologia del CNR di Firenze, che espone Francesco Vaccari.
Su questi pascoli sono stati inseriti dei “collari” nel terreno che sono indicatori della produzione dell’anidride carbonica, CO2 e Azoto. La sperimentazione consiste nel dimostrare che terreni dove il cotico erboso è sano, ben concimato e ben pascolato, senza troppo carico di animali e trattamenti
chimici, si sviluppano meno CO2 e Azoto rispetto a un pascolo dove il calpestamento e l’eccessiva concimazione provocano una elevata emissione dei gas, responsabili dei danni ambientali e climatici che conosciamo. Un altro pericolo è la compattazione del terreno dovuta al calpestamento sempre delle stesse aree, che crea uno strato impermeabile dove l’acqua scivola senza essere assorbita, con morte dei microrganismi che compongono il terreno e desertificazione di vaste zone che potrebbero invece essere molto fertili. Viene dunque effettuata anche una prova dell’assorbimento dell’acqua in ambedue i terreni, per avere parametri di paragone, più volte l’anno e in diverse stagioni.
AZIENDA AGRICOLA MASO PISONI Dott.ssa Francesca Pisseri, Medica Veterinaria
Introduce al progetto la Dott.ssa Francesca Pisseri, che parla di gestione sistemica e di salute animale. Significa lavorare sul mantenimento della salute attraverso una corretta alimentazione, utilizzando le risorse già presenti in azienda. Un approccio agroecologico, dunque, che si basa su una gestione dei pascoli programmata e ragionata. Il pascolo è fonte di una alimentazione completa per gli animali, se si mantiene la salute del terreno che lo produce, e questo si può ottenere attraverso le turnazioni per permettere all’erba di ricrescere rigogliosa. Non solo, al pascolo le vacche camminano e si irrobustiscono, vivono in un ambiente sereno dove rafforzano i loro legami di mandria, il rumine funziona bene e producono un latte ricco di vitamine e grassi. Dunque, un concetto di allevamento antico ma innovativo, che si propone di mantenere la salute attraverso pratiche virtuose, con un limitato uso di farmaci anche per patologie gravi, come le mastiti, e preferendo sempre l’omeopatia e la fitoterapia come primo approccio terapeutico. Per il controllo dei parassiti, invece di somministrare farmaci di routine, si utilizza il monitoraggio con esame delle feci. In questo modo si trattano solo gli animali che ne hanno bisogno e non si inquinano i pascoli con antiparassitari che permanendo nel terreno uccidono molte forme di vita che sono l’humus del terreno.
Da sinistra la Dr.ssa Francesca Pisseri, Leonardo e Barbara
Queste pratiche virtuose, descritte dalla Dott.ssa Pisseri, sono state confermate nella loro efficacia da Leonardo e Barbara che gestiscono l’azienda agricola Maso Pisoni. sede di una bella fattoria didattica e di corsi estivi per bambini, nonché ristoro estivo e invernale per i turisti Da qualche anno in estate si trasferiscono con le loro mucche in alpeggio a malga Tovre, sopra il paese di Molveno. Qui svolgono un’attività di fattoria didattica e agriturismo che permette loro di far conoscere e apprezzare anche ai turisti i propri prodotti caseari. Il progetto “Inversion”, dice Leonardo, gli ha fatto comprendere l’importanza di un buon foraggio e di produrre l’utilizzo di colture alternative alla soia; introducendo questo li ha portati ad introdurre il pisello proteico e ad incentivare la produzione di foraggi per l’inverno. Barbara enfatizza l’uso della omeopatia e della fitoterapia, non solo come metodo di cura alternativo, ma anche come un modo di prendersi cura degli animali che aumenta la relazione con l’uomo e dunque il benessere in stalla.
AZIENDA AGRICOLA MISONET e Enrico Novelli
Con 5 vacche da latte di razza Bruna Alpina, questo giovane laureato in agraria, Oscar, ha messo in piedi un’attività commerciale destinando il latte a una gelateria locale gestita da due giovani ragazze. In questo modo si è creato un circolo virtuoso fatto di fieno prodotto sui propri terreni che va ad alimentare le vacche, le quali producono il latte che è l’elemento fondamentale di una attività commerciale a base di gelati, yogurt e formaggi. È un modo di sfruttare le risorse del proprio territorio per vivere senza bisogno di abbandonare le aree rurali verso le città. Il Dr. Novelli ha illustrato come la composizione del latte in acidi grassi e vitamina E aumenta in base al tipo di alimentazione e modalità di allevamento delle vacche. Somministrando foraggi verdi alle vacche dell’azienda Misonet e diminuendo i cereali, c’è stato un miglioramento della qualità del latte, con una diminuzione di acidi grassi nocivi (come il miristico e palmitico) e un aumento di vitamine A ed E, di CLA (acidi grassi benefici), di Omega 3 e 6, che svolgono un ruolo protettivo nei confronti di malattie cardiovascolari e degenerative.
AZIENDA AGRICOLA CARGOS e Stefano Carlesi, Marzia Ranaldo
Stefano, un ingegnere che ha lasciato il suo lavoro attratto dal richiamo della sua terra, ha un progetto in via di realizzazione. Figlio e nipote di allevatori tradizionali, vede nel progetto “Inversion” la possibilità di rompere uno schema di allevamento intensivo, portando innovazioni che riguardano il benessere animale, il pascolo turnato, produzioni alternative ai soliti cereali, mais e soia, e una valorizzazione del suo territorio ricco di storia; che la sua azienda, infatti, confina con l’area protetta della torbiera, un biotopo che è anche un sito archeologico preistorico, importantissimo per il Trentino.
Il suo sogno si scontra con una realtà che vede nelle innovazioni agroecologiche un’utopia giovanile più che un concreto sistema produttivo, e che come è ora l’azienda di vacche da latte del padre. La sfida di questo giovane è appena all’inizio e si concretizzerà nel mettere proporre una linea di vitelli da carne provenienti dalle vacche aziendali. Uno sfruttamento delle risorse già presenti: i vitelli maschi che nascono all’interno di un’azienda da latte e che non hanno valore economico. “Un grande cammino si inizia con un piccolo passo”, dice l’aforisma, e nel frattempo ha realizzato un grandissimo paddock con legno locale, che sarà sede del suo piccolo allevamento di bovini all’ingrasso con pascolo turnato, a partire dalla bella stagione.
Enrico Sturaro e Ilario Bazzoli
Il Dr. Enrico Sturaro ha parlato di pratiche gestionali innovative e di strategie di promozione di prodotti lattiero-caseari di alpeggio, lanciando un progetto nel progetto, di nome SMARTALP. Di fatto ha riproposto il ritorno a una pratica antica, l’alpeggio, soppiantata negli ultimi decenni da una zootecnia intensiva. Il progetto si propone di valutare i rischi a cui sono sottoposte le vacche a regime intensivo che vengono portate in malga. A questo proposito si utilizzano tecniche innovative
come ruminometri, valutazione delle emissioni di carbonio nei pascoli, BCS (body condition scores, cioè la valutazione dello stato nutrizionale della bovina), attraverso telecamere poste in sala mungitura, valutazione delle produzioni lattifere, podometri per monitorare quanto cammina una vacca al pascolo, droni e dati satellitari per monitorare la ricrescita dell’erba. Per fare ciò hanno una malga sperimentale dove si effettuano tutte queste misurazioni.
Prof. FABIO CAPORALI
L’intervento del Prof. Caporali, “padre dell’agroecologia”, è stato l’atteso evento che ha chiuso il convegno.
Il Prof. Caporali chiude il convegno
Il suo discorso denso, ricco di riflessioni, accompagnate da una profonda conoscenza dell’agricoltura e dei territori, ha dato molti spunti di riflessione e si è ben inserito all’interno del progetto “Inversion”, dandone una base etica e filosofica.
L’agroecologia ha una forte relazione con la pratica dell’agricoltura, è la scienza delle relazioni che si occupa di agricoltura sostenibile, duratura nel tempo e nello spazio, afferma nel suo incipit il Professore. È un ideale, un fine che ci si pone di raggiungere attraverso il mezzo della scienza, che è a servizio della società.
L’agroecologia è importante perché è una transdisciplina, mette in relazione diversi componenti importanti in maniera armonica, tradizione e cultura, saperi antichi e innovazioni tecnologiche. Ha una base filosofica ed etica che persegue il bene comune.
Per costruire la sostenibilità bisogna agire localmente perché diventa un’impresa a carattere culturale, che investe diverse generazioni e richiede tempo. I cambiamenti iniziano all’interno delle nostre famiglie, nelle comunità locali.
La normativa sullo sviluppo rurale dà molte indicazioni su ciò che si deve fare in pratica e indica la prospettiva futura dell’agricoltura, che deve produrre un’economia che dia reddito e occupazione, che deve essere sostenibile e favorire le piccole imprese familiari, il diritto al lavoro sul proprio territorio, senza essere costretti ad abbandonare le aree.
Ignorare queste linee guida vuol dire non stare al passo con i tempi; è necessaria una inversione di tendenza, rispetto agli errori del passato, se si vogliono tutelare il territorio, il lavoro, gli animali e l’uomo.
Inversion vuol dire conversione, una inversione di tendenza che porta con sé un sistema di valori non solo tecnici ma che riguardano il ruolo dell’uomo nell’ecosistema.
È un progetto importante e virtuoso perché permette dialoghi tra i locali, reti sociali, la diffusione attraverso l’Ecomuseo, i biodistretti per favorire la massa critica e formare alleanze a livello locale tra agricoltori.
L’esempio di “Inversion” è importantissimo perché coniuga tutti questi principi.
Il convegno si chiude con un grande applauso. Un riconoscimento per tutti coloro che hanno lavorato perché questo intelligente progetto si realizzi, dall’Ecomuseo agli allevatori e ai tecnici.
Il rammarico di una mancata partecipazione degli allevatori scettici e/o contrari a questa “innovazione” c’è, e si tocca con mano.
Quando manca il confronto, che può essere anche scontro, si va all’impoverimento della società. Rendere ardui e complicati percorsi che potrebbero dare benessere a tutti e speranza per i giovani, rafforza però chi li persegue, e dunque ottiene quasi sempre l’effetto contrario.
È duro portare avanti idee innovative quando si è costretti a districarsi attraverso difficoltà di natura poco etica, ma se ne esce, specie quando si lavora in gruppo, quando sempre più persone vengono coinvolte.
E il buon cibo offerto dalla signora Marina è in questo caso anche un conforto dell’anima, oltre che nutrimento del corpo.
Momento conviviale al termine del convegno
Un buffet speciale cucinato con amore e servito in una sala in pietra portatrice di storia, con prodotti aziendali biologici e formaggi di malga, le montagne e il verde come cornice naturale, chiude in modo conviviale una giornata che è l’inizio di un grande cambiamento.
L’autrice dell’articolo, Carla De Benedictis è un medico veterinario della provincia di Roma, collaboratrice del sito www.ecoallevamento.it