Camminare vuol dire pensare. È un pensiero pratico. È un modo di ragionare di libertà, di uguaglianza, di resistenza, di progresso, di bellezza…così scrive Adriano Labbucci nel suo saggio “Camminare, una rivoluzione”.
E con questo spirito che l’Ecomuseo della Judicaria ha organizzato la passeggiata che si è snodata tra aziende, campi, strade e paesi per ragionare insieme sul progetto “INVERSION”.
Camminare non è un problema per chi vive in zone di montagna, per cui equipaggiati e per nulla intimoriti da una giornata densa di contenuti e chilometri a piedi, un nutrito gruppo di persone si è presentato all’appuntamento a Fiavé, accolti dalla presidente Giancarla Tognoni, dalla coordinatrice del progetto INVERSION Giorgia Robbiati, da Patrizia Gionghi, collaboratrice dell’Ecomuseo e dalla Dott.ssa Francesca Pisseri, consulente veterinaria per le aziende. Erano presenti anche gli esperti agronomi: Marzia Ranaldo della Scuola Sant’Anna di Pisa, il Prof. Fabio Caporali dell’Università della Tuscia. Più tardi nella mattinata è intervenuta la Dott.ssa Silvia Baronti dell’IBIMET di Firenze per illustrare parte dei progetti scientifici legati ad INVERSION.
La presidente illustra il progetto INVERSION prima di iniziare la visita all’azienda che si trova sul luogo dell’appuntamento, chiarendo il ruolo dell’Ecomuseo: non è un edificio con opere d’arte da visitare, ma è un progetto culturale per la salvaguardia del territorio che interessa le comunità locali che vi abitano e che sono portatrici di valori e di saperi che rischiano di essere dimenticati. Le aziende legate al progetto “INVERSION” sono nel territorio dell’Ecomuseo.
Luogo dell’incontro presso l’Azienda agricola Misonet
Prendere una strada così diversa per primi non è facile, dice la Presidente, è un percorso fatto di confronto e crescita tra i vari componenti, vi sono molte resistenze ed è per questo che i concetti di sostenibilità sono belli, ma devono essere sostenuti da scientificità, per poter dimostrare che non solo sono accettabili dal punto di vista filosofico ed etico, ma che sono economicamente vantaggiosi. Questo si può fare producendo dati certi, sperimentati, e protocolli riproducibili, valutando i costi di un approccio agroecologico rispetto a uno convenzionale, i vantaggi ma anche i limiti di questo approccio.
La visita alle aziende da parte della cittadinanza serve per calare questi concetti, che rimarrebbero solo tecnici, nella vita di tutti i giorni, prendere coscienza del vantaggio che tutti possiamo trarne e come il nostro territorio ne gioverebbe.
AZIENDA AGRICOLA MISONET di CHEROTTI OSCAR
Si inizia dunque con l’azienda agricola Misonet che con 6 vacche di razza bruna alpina collabora con una gelateria-yogurteria gestita da due giovani donne.
La gelateria di Oscar a Ponte Arche
Le vacche sono alimentate prevalentemente a foraggio coltivato nelle terre del padre e diventa un esempio di piccola impresa che vive utilizzando le risorse del territorio. Oltre ai gelati, nell’accogliente locale si possono degustare yogurt, latte fresco e formaggi.
Si vede subito che questo primo esempio crea curiosità e approvazione anche dalle numerose domande poste a Oscar. Le vacche brune poi sono così belle e fotogeniche che sono proprio le testimonial di un buon latte.
Le vacche brune alpine che mangiano fieno e producono latte per i gelati