Autonomia proteica
Il nostro paese importa soja per alimentazione animale, poiché non ne produce a sufficienza per alimentare bovini, suini, pollame e piccoli ruminanti. Molta della soja importata proviene dal Sud America e, per far largo alle produzioni proteiche per gli animali allevati in Europa, vengono deforestate vaste aree della foresta amazzonica. Uno degli obiettivi di INVERSION è favorire l’autonomia proteica delle aziende del Gruppo Operativo, incentivando l’utilizzo di proteaginose prodotte in azienda o nei territori circostanti.
Nei prati locali vi è presenza di molte piante ricche di proteine nella parte fogliare: leguminose come erba medica, trifoglio, sulla e ginestrino. Il lavoro dei tecnici di INVERSION è di valutare la percentuale proteica dei prati e dei fieni, per stabilire quale sia affettivamente la quantità di mangimi concentrati proteici da somministrare agli animali. Si effettuano quindi delle analisi su campioni di erba fresca e di fieni per mettere in evidenza le proteine grezze, oltre a molti altri parametri. INVERSION si occupa anche di migliorare la composizione floristica dei prati-pascolo tramite semine di leguminose e di ricercare, nelle reti di distribuzione locali, semi proteici diversi dalla soja, quali pisello e favino, prodotti in Italia.
Si lavora anche sull’efficienza ruminale dei bovini: nel rumine vivono come simbionti molti microrganismi: ospitati in un habitat ideale per loro con temperatura, umidità e ph costanti, digeriscono la cellulosa, indigeribile per gli organismi dei mammiferi. Finito il loro ciclo vitale le loro spoglie diventano fonti proteiche ideali per il ruminante che li ospita, in quanto il profilo amminoacidico è di alto valore proteico. Se la razione è equilibrata e ricca di fibra fermentescibile derivante da erba e fieni di qualità, la quota di proteine fornite dai batteri può essere rilevante e consentire di ridurre l’utilizzo di fonti proteiche nella dieta.
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