Rotazione senza apporto di fertilizzanti chimici
Le lavorazioni del suolo come le fertilizzazioni incidono pesantemente sulla qualità del suolo con notevole impatto sulle emissioni di anidride carbonica (CO2) metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) in atmosfera. Questi gas sono emessi dal suolo per i processi di degradazione della sostanza organica ad opera della microflora. Tramite l’attività di monitoraggio ambientale del Progetto INVERSION si dimostra che applicando opportune pratiche agro-ecologiche l’agricoltura e la zootecnia possono INVERTIRE questa tendenza.
Il sistema di coltivazione comunemente adottato nell’area delle Giudicarie è quello della monocoltura del mais. Questo sistema risulta insostenibile in quanto richiede un elevato utilizzo di input chimici (fertilizzanti e diserbanti) e non (arature, sarchiature). Inoltre, non vengono curate le problematiche di perdite di azoto per lisciviazione e di azoto e carbonio per volatilizzazione. Queste perdite contribuiscono al deterioramento della risorsa idrica e all’emissione di gas serra. L’elevato apporto di fertilizzanti contribuisce ad incrementare il deleterio impatto sulle emissioni, in particolare di protossido di azoto, nell’atmosfera. A seguito di un’attenta analisi agronomica, si ritiene superfluo il massiccio uso di fertilizzanti chimici in un contesto in cui la fornitura di azoto alle colture è garantita dalle frequenti liquamazioni. È infatti prevedibile che la gran parte del fertilizzante chimico apportato venga perso.
Per migliorare la sostenibilità delle coltivazioni nella zootecnia di montagna è opportuno introdurre in rotazione i prati. La loro presenza per più di due anni consente la riduzione delle emissioni di gas serra in quanto non vengono effettuate lavorazioni e quindi non viene stimolata continuamente la mineralizzazione della sostanza organica. Al contrario, si osserva un aumento della sostanza organica data la presenza continua di copertura vegetale, dei residui degli sfalci e delle radici che si sviluppano in profondità nel terreno.
La riduzione, fino all’eliminazione, della fertilizzazione minerale può essere favorita dall’introduzione nella rotazione di colture di copertura o colture intercalari leguminose, che quindi apportano azoto fissato dall’atmosfera, e/o graminacee, che sono in grado di assorbire grandi quantità di azoto, immagazzinarlo nella biomassa e renderlo disponibile una volta che i residui vengono interrati. Mescolando le due tipologie di specie si ottiene un doppio servizio agroecosistemico: da un lato viene aggiunto azoto “naturale” al sistema e allo stesso tempo vengono ridotte le perdite dell’azoto già presente. L’utilizzo di colture intercalari che prevedano la consociazione contemporanea di leguminose e graminacee in miscugli polispecifici è stato proposto agli agricoltori di INVERSION. L’adozione di questa pratica è in fase di sperimentazione.
Leggi gli ultimi articoli dal blog: