Miscugli prativi
La biodiveristà a livello di specie viene sfruttata nell’ambito del progetto INVERSION per migliorare le produzioni e l’efficienza d’uso delle risorse nei prati. L’agrobiodiversità sta alla base della fornitura di servizi ecosistemici, come ad esempio la produzione, e allo stesso tempo costituisce uno strumento per aumentare la fornitura di determinati servizi ecosistemici chiave.
Attraverso l’uso della biodiversità funzionale è possibile ottenere buone produzioni dai prati senza dover fare ricorso a input chimici. Questo effetto viene ottenuto impostando un’ottimale composizione delle specie vegetali. La composizione floristica del prato viene scelta a seguito dell’identificazione dei tratti funzionali utili all’ottenimento dei servizi agroecosistemici desiderati. Ad esempio, se si vogliono mantenere buone produzioni in condizioni di campo umide ed eterogenee, si sceglieranno specie rustiche, caratterizzate da una elevata resistenza al ristagno idrico. Faranno parte della composizione anche quelle specie che hanno la caratteristica di essere altamente produttive, anche se non molto resistenti, e le specie leguminose che consentono di ottenere fieni di qualità.
La presenza di più specie caratterizzate da diversi tratti funzionali comporta la creazione di sinergie positive all’interno della comunità vegetale. Basti pensare al vantaggio che si crea per le graminacee quando sono consociate con leguminose. Un’altra sinergia che si crea è quella dell’effetto protettivo che le specie consociate operano sulle specie più sensibili al freddo. Questo aspetto non è di poco conto, in particolare durante il primo anno nel quale il prato si stabilisce. Per un’ottimale composizione dei prati è necessario avere a disposizione una vasta scelta di specie e varietà (in particolare quelle autoctone) da cui attingere per ottenere i tratti funzionali desiderati per lo specifico ambiente e per le specifiche esigenze dell’agricoltore. La biodiveristà genetica risulta fondamentale in questo ambito.
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